Archivio mensile:agosto 2013

“Non ho mai costretto nessuno e mai fatti abusi sessuali” Intervista all’ex prete santone della comunità di Montecchio Semisconosciuto in paese Alle spalle 20 anni di bufera

“Non ho mai costretto nessuno e mai fatti abusi sessuali” Intervista all’ex prete santone della comunità di Montecchio Semisconosciuto in paese Alle spalle 20 anni di bufera.

“Non ho mai costretto nessuno e mai fatti abusi sessuali” Intervista all’ex prete santone della comunità di Montecchio Semisconosciuto in paese Alle spalle 20 anni di bufera

I reati sarebbero stati commessi su una decina di persone. Un “adepto” ne ha denunciato il comportamento. Lui è tranquilo, “Mai una violenza sessuale. Al massimo esorcismi”. Il paese è inconsapevole

La sede di Montecchio e Mauro Cioni

La sede di Montecchio e Mauro Cioni

Arezzo, 24 agosto 2013 – E’ da quasi 30 anni sotto i riflettori(ed erano le luci della polemica), un po’ meno di quindici nel mirino dei magistrati, che l’hanno indagato un po’ per tutto: istigazione al suicidio, scomparsa di persone e ora riduzione in schiavitù con l’aggiunta di una raffica di presunte violenze sessuali.

La bufera per Mauro Cioni, ex prete accusato di aver messo in piedi una vera e propria setta, e per la sua comunità di Montecchio non finisce mai. Eppure in quello che è diventato il suo paese nessuno dice male di lui, nessuno sussurra, nessuno grida.

Mauro Cioni, 68 anni, prete spretato nel 1985 e sposato dal 1987, con moglie e un figlio, che è una specie di Ufo, di oggetto misterioso atterrato insondabilmente nelle campagne della Bonifica leopoldina.

Come si difende? «Mi hanno denunciato lo so, ma chi l’ha mai costretti? Chi l’ha mai chiamati da me? Io non ho mai fatto nulla contro la volontà delle persone e questa è stata la bandiera per tutta la mia vita».

Mauro Cioni il ‘maestro spirituale’ di questa nuova comunità (per la procura è una setta) senza nome, ma nel nome della quale sarebbero state commesse nefandezze , non si sottrae al colloquio.

Spiega, riflette, commenta. «Insomma sarebbe così semplice spiegare, ma è difficile da capire…non glielo
posso spiegare…non si capirebbe». Cominciamo male. A parte che l’importante sarà che capisca il giudice è
effettivamente difficile capire come quelli che Mauro Cioni definisce ‘esorcismi’ possano essere confusi per violenze sessuali. Peraltro ripetute e pure omosessuali.

Già perché lui nega qualunque violenza sessuale. «E se atti sessuali ci fossero stati, cosa che non è, ribadisce, tra adulti e pure consenzienti non ci sarebbe reato». Giusto, ma è proprio sul vizio di consenso che si articola la denuncia contro di lui.

E visto che siamo a capire, quando dice: «Io ho solo proposto un modo nuovo di vivere il cristianesimo» a quale parte del vangelo si riferisce? Per ‘don’ Cioni, come ci ha detto, «per non andare all’Inferno basta essere onesti secondo quello che ciascuno conosce del bene e del male».

Ma allora, signor Cioni, come è stato possibile per le presunte vittime fraintendere un messaggio cristiano così
limpido e cristallino con uno stato di soggezione e violenze sessuali? «Io non li ho mai minacciati, tantomeno
minacciati con l’Inferno. Pochissimi sono chiamati da Dio a essere cristiani su questa terra».

Un dono che a lui sembra invece essere toccato se era lui ‘decidere’ per tutti. «Vede, spiega, se lei sta male va dal medico che le prescrive delle medicine e lei prende quelle medicine. Oppure ha la possibilità di cambiare medico e di non prendere le medicine».

Per la verità è proprio sulla libertà di scelta che verte il problema. E ancor prima l’accusa della Dda (direzione distrettuale antimafia). Non è esattamente un complotto contro di lui, ma poco ci manca. «Questa è gente che un bel giorno ha fatto una scelta diversa e mi si è rivoltata contro. Peggio di tutti è Carli. Lui mi ha proprio tradito».

————————————————————————————————————————————————-

Arezzo, 23 agosto 2013 – Mauro Cioni era prete. Adesso è un uomo di 68 anni pieno di guai, che nelle ‘faccende di Cristo’ la vede un po’ a modo suo. Dice che Berlusconi l’hanno indagato 40 volte, ma anche con lui non scherzano. Si riferisce alla notifica di un avviso di conclusione indagini che il pm fiorentino Angela Pietroiusti (della Dda) ha fatto notificare a lui e ad altre tre persone per riduzione in schiavitù (ecco il reato che interessa l’Antimafia) e abusi sessuali.

Reati che sarebbero stati commessi ai danni di una decina di persone, tra cui 8 donne, appartenenti a una ‘setta’ che Mauro Cioni, ex prete della diocesi di Firenze, avrebbe creato a Cortona, per la precisione a Montecchio.

L’indagine della speciale squadra antisette della squadra Mobile di Firenze, è partita dalla segnalazione di un transfuga,che era riuscito a liberarsi dalla soggezione del ‘santone’ Cioni e raccontare la cosa alla polizia.

Mauro Cioni lasciato l’abito talare si era trasferito a Cortona raccogliendo attorno a sè persone che volevano vivere il ‘diverso cristianesimo’ che lui offriva. Secondo l’accusa in realtà aveva ridotto i seguaci in totale sudditanza psicologica.

Come? Dovevano interrompere ogni relazione familiare sociale e lavorativa, soggiacere ai suoi voleri sessuali e ‘offrire’ somme di denaro. Per l’accusa le vittime finora individuate sono tutte donne (e anche un uomo).

«Mi hanno denunciato  ma chi l’ha mai costretti? Io non ho mai fatto nulla contro la volontà delle persone». Mauro Cioni non si sottrae al colloquio.

«Insomma sarebbe così semplice spiegare, ma è difficile da capire…non glielo posso spiegare…non si capirebbe». L’importante sarà che capisca il giudice è effettivamente difficile capire come quelli che Mauro Cioni definisce ‘esorcismi’ possano essere confusi per violenze sessuali. Lui nega qualunque violenza sessuale.

Ma è proprio sul vizio di consenso che si articola la denuncia contro di lui. «Io non li ho mai minacciati, tantomeno minacciati con l’Inferno. Pochissimi sono chiamati da Dio a essere cristiani su questa terra».
Fonte: La Nazione.it

I bambini che vivono in contesti cultuali devono affrontare problemi successivamente

I bambini che crescono in culti religiosi affrontano difficoltà non solo durante la loro infanzia, ma anche dopo aver lasciato il gruppo.

Questa è la conclusione della ricerca che viene presentata oggi, Venerdì 12 Luglio 2013, dalla psicologa Jill Mytton in occasione della conferenza annuale della Divisione della Società di Counselling Psicologico a Cardiff.

Nella sua ricerca Jill Mytton ha lavorato con 262 adulti (95 donne e 167 uomini) che avevano vissuto in un gruppo religioso, sin da bambini. Circa il 70 per cento del campione ha perso la propria famiglia quando è uscito, il 27 per cento ha riferito un abuso sessuale infantile e il 68 per cento ha trovato l’esperienza di uscita traumatica.

La psicologa ha chiesto loro di completare una batteria di scale psicologiche. I risultati hanno mostrato che i punteggi medi dei 264 partiticpanti su queste scale erano significativamente più elevati rispetto alla popolazione generale.

Altre due scale – Gruppo psicologico della Scala di abusi e la misura di Identità  – sono stati utilizzati per valutare l’ambiente di gruppo e il livello di coinvolgimento di gruppo, rispettivamente, e le correlazioni significative sono state trovate tra loro e tutte le misure cliniche. Questo può significare che la specificità del contesto di gruppo, insieme con la forza l’identità del gruppo sono strettamente intrecciate con l’identità personale, e sono fattori chiave per la causa dell’angoscia in questo campione.

la Dr.ssa Mytton dice:

“La seconda generazione di adulti sopravvissuti a gruppi ad alta richiesta incontra particolari difficoltà, non solo durante la loro infanzia, ma anche dopo aver lasciato il gruppo, perché si trovano ad affrontare l’assimilazione in una cultura che non è solo estranea a loro, ma anche che è stata insegnata loro come malvagia e da odiare”

Fonte: http://www.bps.org.uk/news/children-cults-face-later-problems

********************

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

I culti prosperano nel dipartimento

"Tous les grands mouvements cités dans le rapport national de 1995 sont implantés sur notre territoire, plus ou moins discrètement. Il existe aussi des structures souterraines", indique Claude Léobon.

Tutti i grandi movimenti menzionati nella relazione nazionale per il 1995 si trovano sul nostro territorio, più o meno discretamente. Esistono anche strutture sotterranee“, ha detto Claude Léobon. (A. Torrent)

Eletta nel dicembre del 2012 come presidente della Associazione per la difesa delle famiglie e degli individui che sono vittime di sette e movimenti settari (l’ADFI che ha quaranta membri), Claude Léobon si concentra sulla prevenzione esull’appello ai volontari.

Come si diffondono le sette dai Pirenei all’Atlantico?

Il loro status prospera a causa della crisi e della ricerca di qualcosa da parte della persone. Tutti i grandi movimenti menzionati nella relazione nazionale del 1995 si trovano nel nostro territorio, più o meno discretamente. Ci sono anche strutture sotterranee. A Pau, sono stati anche segnalati casi di satanismo. Tutto questo è difficile da quantificare, ma le sette sono presenti.

Esistono aree in cui esse proliferano?

Sono state osservate  deviazioni  nel campo della salute, della medicina alternativa, del benessere, del bio, dello sviluppo della personalità e anche del tutoraggio. Queste aree attraggono ciarlatani che forniscono consulenza, offrono pillole  e altri rimedi miracolosi. Vediamo molti malati abbandonare le loro cure e indebitarsi.

Come l’ADFI  può combatterle?

Lottiamo in svantaggio. Le sette non esitano a molestarci e a perseguitare i giornali che le criticano. Hanno enormi risorse e si nutrono della miseria umana. Piuttosto noi ci muoviamo nel campo della prevenzione. Abbiamo bisogno di volontari per poter continuare la nostra missione.

Le vittime non vengono spontaneamente da voi?

Spesso sono le persone attorno che ci chiede aiuto. Vengono da noi quando hanno dubbi: su una trasformazione fisica, su nuove abitudini alimentari, sul nuovo gergo che tradisce una sospensione della mente. Nel 2012, abbiamo trattato una trentina di casi e depositato alcune denunce di cui conclusa, sulla Costa basca.  Il professionista coinvolto che reclutava i  clienti attraverso internet è stato rimosso dal Collegio dei Medici.

Quali sono le prede preferite dalle sette?

Tutto il pubblico interessato, ma soprattutto persone senza figli, anziani, disabili mentali e genitori di bambini piccoli.

Chi paga l’ADFI?

Riceviamo donazioni, sovvenzioni comunali e del Consiglio generale e  contributi attraverso la vendita della nostra rivista “Toro”.

 

 

Fondata in Francia nel 1975 da genitori i cui figli sono stati indottrinati da una setta, la ADFI è riconosciuta, all’interno dell’Unione Nazionale per la protezione delle famiglie e degli individui, rcome una struttura di pubblica utilità, approvato dal dipartimento Gioventù e dello Sport e il Ministero della Pubblica Istruzione.

Il consiglio dell’ADFI: per capire come identificare una setta bisogna conoscerla prima di unirsi; bisogna  mostrare la massima vigilanza prima di affidare i propri interessi a qualsiasi tipo di gruppo; mantenere la  libera volontà.

 La definizione di un culto, una associazione, una organizzazione, un movimento che, con pretesti religiosi, umanitari, ambientali o di altro essere, schiavizza e spersonalizzata con varie tecniche di depersonalizzazione e inganno  che hanno l’effetto di privarre l’individuo della sua libertà e del pensiero critico. Per un’autorità (guru o gerarchia), la dottrina culto si sviluppa e  si basa su un gruppo piramidale parcellizato.

 

Articolo originale qui

********************

 

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte